AL COMUNE DICIAMO FORTE:

> Reddito di cittadinanza per liberare i precari dagli sfruttatori.
> Accesso agevolato alla casa, agli asili nido e all’istruzione di ogni livello
> Accesso gratuito ai trasporti e alla cultura (musei, cinema, teatri).

FAI UNA SCELTA DALLA TUA PARTE

Il 13 e 14 aprile al Comune di Roma
VOTA


e scrivi Barbara Cosimi
(lavoratrice Atesia)

mercoledì 12 marzo 2008

RAPPRESENTA-TI, PROGRAMMIAMOCI CONTRO LA PRECARIETA'

RAPPRESENTA-TI


FAI UNA SCELTA DALLA TUA PARTE…

Nell'ultimo anno e mezzo ho vissuto nella mia azienda una fase di trasformazione contrattuale. Per la prima volta dopo molti anni le lavoratrici ed i lavoratori, nonostante la loro precarietà, si sono fatti soggetti attivi ed hanno ottenuto con le lotte risultati importanti, attenzione dai media e dalle istituzioni.
Migliaia di donne e uomini hanno ottenuto un contratto a tempo indeterminato, questo però non ha portato con se un reddito tale da superare la soglia di povertà, oserei dire "impedendo ad un'intera generazione di vivere dignitosamente la propria esistenza."

Candidandomi al COMUNE DI ROMA voglio portare le istanze di emancipazione direttamente dentro le istituzioni, rappresentandole per quello che ho vissuto e vivo.
In questo percorso non sono e non voglio essere sola, credo nel sostegno di tante donne e tanti uomini che come me soffrono per la loro condizioni disagiata prodotta da anni di cattive politiche sul lavoro, dall'oblio in cui il lavoro salariato, il lavoro faticoso e "sporco" è stato gettato da una cultura individualista ed edonista, che ha sostituito la realtà con programmi televisivi sfavillanti.

Bisogna da subito creare un reddito di cittadinanza che liberi i precari dai loro sfruttatori.

Mi riconosco in una parte, voglio lottare democraticamente per affermare le ragioni di una parte di questo paese che produce e soffre. Mi ritrovo nel programma de LA SINISTRA L'Arcobaleno.
Vogliamo:
· Superamento della precarietà, cancellazione delle collaborazioni fittizie, centralità del contratto a tempo indeterminato,
· Riforma della legge sugli appalti,
· Cambiamento normativo sulla cessione dei rami d'azienda (che già era stata formulata in una proposta di legge),
· Una diversa regolazione del lavoro part time, per creare una flessibilità positiva per le lavoratrici ed i lavoratori e non solo per le aziende.

Vorrei che il Comune di Roma si impegnasse in un welfare di prossimità, con servizi che agevolino e migliorino in maniera sostanziale le condizioni di vita create dalla precarietà salariale.
Accesso agevolato:
· alla casa,
· agli asili nido e all'istruzione di ogni livello.
Accesso gratuito:
· ai trasporti,
· alla cultura (musei, cinema, teatri).

Dalla mia esperienza so che la precarietà non è solo condizione materiale ma anche psicologica e "culturale".
L'accesso alla cultura e ai trasporti danno vita alla relazione, liberano dall'isolamento, aprono prospettive e fanno gioire aiutando a migliorare la propria condizione.
vogliamo il pane e pure le rose..
La precarietà non è solo una condizione economica, chi la produce non obbliga solo le persone a lavorare molto, troppo, ma anche a rinunciare a tutta una serie di piaceri in un mondo di relazioni che rendono la vita degna d'essere vissuta.
Per questo credo che il Comune si debba occupare con grande attenzione di questo, dando a tutti i suoi cittadini SPAZI DI VITA DIGNITOSI.
Vorremmo una città che rispondesse solidalmente alla condizione indotta di precarietà…

BARBARA COSIMI

lunedì 10 marzo 2008

Intervento alla conferenza sui call center di Torino

Intervento alla conferenza nazionale call center Torino

La fine delle stabilizzazioni nel dicembre 2007 avrebbe dovuto porre fine ad una situazione di precarietà e disagio sociale che coinvolgeva migliaia di lavoratori. Il percorso avviato con le lotte dei lavoratori le quali hanno poi trovato risposte dalle istituzioni con la circolare Damiano, l'avviso comune e la legge finanziaria 296/06, si è concluso con l'assunzione a tempo indeterminato di circa 2000 lavoratori sul solo territorio di Roma ed ha reso possibile il consolidamento di migliaia di posti di lavoro. Ma doveva essere un punto di partenza per iniziare un percorso di normalizzazione di un settore e nello specifico di un'azienda, simbolo della degenerazione del mercato del lavoro con l'utilizzo di forme contrattuali che create per rendere più flessibile e "accessibile" il mondo del lavoro, hanno dato vita ad una precarietà diffusa e ingestibile.
Partendo dalla stabilizzazione si doveva dunque tirare le somme di questo processo e iniziare da esso per ottenere un miglioramento delle condizioni di lavoro. Un accordo di febbraio 2007, fortemente spinto dal territorio di Roma, ha consentito sia la possibilità di iniziare a parlare del riconoscimento della professionalità dei dipendenti con il passaggio al 4° livello inquadramentale sia che l'organizzazione degli orari di lavoro trovasse una soluzione, infatti si e' riusciti a vincolare gli orari di lavoro di ciascun lavoratore all'interno di macrofasce antimeridiana e pomeridiana in modo tale che si potesse dare la possibilità a queste persone di poter gestire almeno un altro lavoro. Altro elemento infatti non da meno e' la questione della crescita salariale. Ricordo infatti che a fronte di un contratto a tempo indeterminato, i lavoratori in Atesia sono tutti stati assunti con un part time a 20 h ed una retribuzione di 580 euro mese circa, dovendo anche rinunciare al pregresso salariale ottenendo la parte del pregresso contributivo dall'inizio della loro attività come co co co. Come Rsu Atesia Slc Cgil abbiamo sposato questa battaglia come primaria, rendendoci conto che l'esigenza principale dei lavoratori risulta essere un miglioramento della condizione economica. Come strumento di pressione sull'azienda abbiamo utilizzato un' iniziativa che ci ha permesso di confermare quanto l'esigenza salariale sia così sentita, abbiamo infatti distribuito dei moduli per la richiesta di implementazione delle ore lavorate e in pochissimi giorni ne abbiamo raccolto circa mille ed ancora oggi dei lavoratori ci chiedono di poter aderire a questa iniziativa. Crediamo che lasciare migliaia di lavoratori con questo esiguo salario non faccia altro che creare una precarietà non più legata alla forma contrattuale ma al reddito e che quindi il percorso fin qui fatto rischia di esser reso vanificato. Ma accanto all'esigenza salariale naturalmente vi sono ulteriori ordini di problemi da affrontare: un altissimo grado di stress generato spesso da una sensazione di precarietà legata anche agli orari di lavoro. Assistiamo infatti ad una organizzazione del lavoro spesso schizoide, con una programmazione del lavoro quasi giornaliera e dunque spostamenti delle persone da un servizio ad un altro con conseguenti modifiche dell'orario di lavoro anche mensili. L'impatto sui lavoratori di questa gestione che a nostro avviso appare talvolta se non sempre insensata, e' devastante. Non si tiene conto del tempo di cura che ciascun lavoratore e lavoratrice deve dedicare alle proprie famiglie e sottolineo come la stragrande maggioranza di lavoratrici siano madri. Lascio immaginare le estreme difficoltà che queste donne sono costrette ad affrontare per conciliare il tempo di cura con quello lavorativo, pensiamo anche che un salario di 580 euro non consente certo di assumere una baby sitter. A tutto questo si aggiunge una condizione lavorativa e ambientale all'interno dell'azienda a limite della dignità. I locali sono fatiscenti, le condizioni igieniche pessime, anche le temperature interne non sono regolate, fa sempre troppo caldo o troppo freddo.
A tutto questo si aggiungono due ulteriori fatti gravissimi: pochi giorni fa la parte datoriale ha dichiarato crisi tale da minacciare la chiusura di alcuni centri ed in particolare di quello di Roma oltre ad assistere alla reintroduzione dei lap, applicati sulle attività outbound. Quindi siamo costretti ad assistere ad un processo di riprecarizzazione a tutto tondo. L'assunzione dei Co co pro viene giustificata da parte aziendale come un necessario passaggio per poter compensare un dumping dovuto, a loro dire, alla non applicazione e non sottoscrizione degli accordi di stabilizzazione da parte di più aziende. Ma la realtà sappiamo essere diversa. In virtù di tutto cio' stiamo vivendo in Atesia una fase di mobilitazione con un serie di scioperi, naturalmente molto dolorosi per i lavoratori con il coinvolgimento degli organi di stampa ed ulteriori iniziative che pianificheremo nei prossimi giorni.
Oltretutto in questo modo l'azienda tende ad innescare nuovamente la lotta tra poveri. Le ore che anche per accordo dovevano essere ridistribuite tra i neo assunti, sistema questo per estendere l'orario di lavoro ed incrementare il salario, sono con questo sistema di assunzioni riassorbite da nuovi precari, i quali a loro volta purtroppo si sentono minacciati dalla nostra lotta per impedire la reintroduzione di altri parasubordinati.
La mossa è quindi quella di introdurre una contraddizione nel sindacato, e impedire la reale normalizzazione del Gruppo Almaviva.
Dunque il "caso" Atesia non si e' concluso ma appare solo all'inizio: come Rsu Slc Cgil non possiamo accettare che la precarietà da cui si è usciti con fasi dolorose si possa riproporre, dobbiamo continuare a dare seguito a quegli obiettivi che ci eravamo prefissati dopo la stabilizzazione: l'estensione dell'orario di lavoro, il miglioramento delle condizioni di vivibilità interne e quelle di vita di ciascun lavoratore. Siamo coscienti che ci troviamo di fronte un'azienda che d'abitudine scarica le incapacità gestionali e le problematiche del mercato del lavoro solo ed esclusivamente sui lavoratori, lavoratori grazie ai quali e' diventata il primo call center in Italia.
Noi crediamo che il lavoro in outsourcing sia sempre precario, "schiavo" delle non regole del mercato e della mancanza di regole certe negli appalti. Il nostro piccolo tentativo è quello anche di produrre delle INTERNALIZZAZIONI li dove c'è una palese irregolarità nell'appalto,voglio ricordare ad esempio la vertenza vinta per l'internalizzazione presso Acea di 50 colleghi dipendenti Cos spa sempre del Gruppo Almaviva e che nonostante la vertenza vinta, ancora non trovano risposta alle loro richieste. Noi ci chiediamo quanto questo sistema così possa andare avanti, un sistema industriale e imprenditoriale che compete solo sui costi del lavoro senza alcuna considerazione dei diritti fondamentali della persona. Una realtà imprenditoriale che non cerca il successo passando anche attraverso la soddisfazione dei propri dipendenti, ma che al contrario, spinge al limite lo sfruttamento degli uomini e delle donne che l'arricchiscono, senza evitare poi di chiedere sgravi fiscali e contributivi, sanatorie, commesse pubbliche, agevolazioni a quello stato che si mantiene grazie alle tasse di tutti noi, stabili e precari!!!

Cosimi Barbara Rsu Slc Cgil Atesia

CONFERENZA NAZIONALE LAVORATORI DEI CALL CENTER IN OUTSOURCING
Torino 25/26 febbraio 2008

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